Il monumento ai Caduti e alla Libertà della Sicilia, con questo nome imponente e reboante si
indica quella che per la maggior parte dei palermitani è semplicemente “La Statua” o, al massimo,
“La Statua della Libertà” creando un ponte immaginario con la ben più nota scultura d’oltreoceano.
La “nostra” Statua della Libertà venne eretta nei primi del ‘900, esattamente nel 1910, per celebrare
il 50° anniversario dell’insurrezione di Palermo che vide la vittoria finale dei garibaldini sui
borbonici avuta luogo nel maggio del 1860.
Il complesso monumentale venne progettato dal più importante architetto palermitano del periodo
liberty, ovvero Ernesto Basile, e, in origine, presentava solo un basamento al centro di una piazza
circolare adornata di aiuole e viali tondeggianti.
La scalinata è sormontata da un enorme basamento decorato da due bassorilievi bronzei realizzati
da Antonio Ugo, rappresentanti la lotta ed il successivo trionfo. Al centro dei due bassorilievi
murari si erge una statua, anch’essa bronzea e realizzata da Antonio Ugo, denominata “La Sicilia
che si ricongiunge alla Madre Patria” che raffigura due figure femminili, una adulta e una
giovane, che rappresentano l’Italia e la giovane Sicilia, appena annessa al Regno Sabaudo.
I fregi che completano il plesso monumentale sono di Giuseppe Geraci e fanno da slancio
all’obelisco, alto quasi 30 metri, sul quale si erge la Vittoria Alata opera dello scultore Mario
Rutelli, che ha anche realizzato in città la quadriga sulla sommità del teatro Politeama Garibaldi e il
leone sormontato dalla lirica alla sinistra del teatro Massimo Vittorio Emanuele. L’iscrizione
sull’obelisco è stata dettata da Mario Rapisardi e recita: “Splenda nella memoria dei secoli
l’epopea del 27 maggio 1860, preparata da cuori siciliani, scritta col migliore sangue d’Italia,
dalla spada prodigiosa di Garibaldi – Riecheggi nella coscienza dei popoli, il tuo ruggito, o
Palermo, sfida magnanima alle perfide signorie, auspicio di liberazione a tutti gli oppressi del
mondo”.
Ma il monumento come lo conosciamo oggi è frutto di una evoluzione voluta dal governo fascista,
tra il finire degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30 si constatò che Palermo non aveva nessun
monumento dedicato ai caduti della prima guerra mondiale e così venne richiamato Ernesto Basile,
già ultrasettantenne, che realizzò il maestoso colonnato a forma semicircolare, che riporta le date
1860 da un lato e 1918 dall’altro, che racchiude l’obelisco creando una sorta di nicchia per chi lo
guarda frontalmente da Via della Libertà.
Vennero anche installate alle spalle del monumento due lapidi recanti il bollettino di guerra n° 1268
del 4 novembre 1918, ore 12, che riporta la vittoria della grande guerra da parte delle truppe italiane
del generale Armando Diaz e venne definitivamente dedicato “Ai caduti di Sicilia per la Patria”
così come riporta la lapide bronzea apposta alle spalle dell’obelisco
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Mirko Valenti